“Una Storia straordinaria” di Diego Galdino

“Una Storia straordinaria” di Diego Galdino

14 Maggio 2020

Il nuovo romanzo dell’Autore romano

Arriva in tutte le librerie l’ultimo romanzo di Diego Galdino, edito da Leggere Editore, dal titolo: “Una storia straordinaria”. L’Autore, oltre alla passione per la scrittura, coltiva anche l’amore per il Cinema ed è estremamente legato alla sua città, Roma, che rappresenta una continua fonte d’ispirazione.

Abbiamo avuto la possibilità di fare qualche domanda allo scrittore e chiedere qualche notizia in più sul suo ultimo libro.

La storia raccontata parla naturalmente d’amore, quali sono gli altri ingredienti che fanno da “colonna sonora” alle vicende vissute dai protagonisti?

Nelle mie storie non possono mai mancare tre cose, l’amore, l’amore e l’amore. Perché in ogni cosa che fai se ci metti l’amore viene tutto meglio.

 Cos’è per te l’Amore?

Per rispondere a questa domanda ora sono solito usare le parole dei due protagonisti di “Una storia straordinaria”. Luca lo descrive così: «Tu in questi giorni mi hai fatto capire che l’amore è come uno di quei bracieri votivi che si trovavano nei templi dell’antica Grecia e l’innamorato, in questo caso io, è un po’ come quelle ancelle che erano destinate a passare tutta la loro vita a cercare di mantenere il fuoco del braciere sempre acceso… Non ti puoi distrarre o addormentare, specialmente la notte. Perché altrimenti il fuoco rischia di spegnersi. E se è vero che credi nell’amore, come le ancelle credevano nel dio del tempio, non puoi permetterlo…».

Silvia l’amore lo vede così: «se l’uomo che amo vive sull’Isola di Pasqua, io vivrò sull’Isola di Pasqua. Per chi non lo sapesse l’Isola di Pasqua è il posto abitabile più isolato della Terra. Per raggiungerla dal Cile, il Paese più vicino, ci vogliono cinque ore di aereo durante le quali l’unica cosa che si vede dal finestrino è una distesa senza fine di acqua, acqua e sempre e solo acqua, per arrivare su questa minuscola isola che dal cielo vi sembrerà uno scoglio che affiora dall’immensità del mare. E per raggiungere il Cile da Roma ci vogliono circa quindici ore di volo».

Il Cinema è molto presente nei tuoi libri, quali film ti rappresentano di più?

I film che mi rappresentano di più sono sicuramente “Notting Hill”, “La casa sul lago del tempo” e “Pretty Woman”.

Hai già scritto diversi libri: ll primo caffè del mattino (2013) è stato definito un caso letterario. Da quando hai scoperto di avere questo talento per la scrittura?

Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato…Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era “Ritorno a casa” di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era “I cercatori di conchiglie”. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che, a differenza della nostra, finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino…

Sei un Autore internazionale, i tuoi libri sono stati pubblicati in Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Bulgaria, Serbia, Spagna e Sudamerica. Come si diventa uno scrittore di successo e come sei riuscito a fare breccia nei lettori?

Io credo che per arrivare alle persone bisogna scrivere la verità, essere sinceri, non inventare le storie, ma viverle e far sì che i lettori s’immedesimino in quelle vite facendole loro. Alla fine il mio non lo definisco successo, mi piace pensare che sia un filo rosso che mi unisce a chi mi legge. Per farla breve, la cosa più importante è l’empatia, riuscire a creare empatia tra te, i personaggi dei tuoi libri e i lettori.

 Oltre a dedicarti alla scrittura di romanzi d’amore gestisci un bar a Roma. Quanto è stato d’ispirazione questo lavoro nel raccontare storie e personaggi?

Credo che il bar si presti bene come fonte d’ispirazione, perché racchiude al suo interno una galassia di persone diverse che girano intorno al bancone come i pianeti intorno al Sole, prendendo dal caffè quel calore, quell’energia che ti accompagnerà, anzi che ti farà compagnia per il resto della tua giornata. Di sicuro i miei due romanzi dedicati al bar e al caffè sono i miei romanzi più autobiografici, perché a parte l’avvenenza fisica e l’età, non posso negare che il Massimo delle due storie rappresenti me stesso in tutto e per tutto.

Nei tuoi libri affronti temi complessi come la narcolessia, l’essere non vedente, le dipendenze, la violenza sulle donne. Questa particolare sensibilità alle problematiche sociali ti avvicina ancora di più al pubblico…

Affrontare temi così difficili ed importanti è una grande responsabilità. Raccontare problematiche di persone che soffrono e lottano ogni giorno contro una patologia, contro la paura è qualcosa che ti mette a nudo, che ti mette davanti a scelte decisive. Non puoi sbagliare, né essere superficiale, non ci sono scalette da seguire o stesure da completare. Non devi pensare. Devi solo scrivere.

Roma esercita su chiunque un fascino straordinario ed è qui che hai scelto di ambientare i tuoi romanzi. È un tributo alla Città Eterna?

Come dicevano i latini “ubi major minor cessat” e per me Roma, insieme all’amore, è la cosa più grande di tutte. Non mi so vedere in nessun altro posto che non sia qui.

Se stai lavorando al prossimo romanzo, puoi darci qualche anticipazione?

I miei progetti futuri sono gli stessi di adesso, riuscire a far conoscere “Una storia straordinaria” a più persone possibili, parlando di questo libro in giro per l’Italia… Aspettando che inizino le riprese del film tratto da “Il primo caffè del mattino”.


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